Opi
Opi (Opjë IPA: [ˈopjə], in dialetto opiano) è un comune italiano di 408 abitanti[1] della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Borgo medievale immerso nel cuore del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, è un attivo centro turistico, situato a 7 chilometri dalle piste del centro di sci di fondo di Macchiarvana e a circa 3 dalla val Fondillo. Fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia[3].
Territorio
Il paese sorge in mezzo al gruppo montuoso dei Monti Marsicani, al centro di un anfiteatro montuoso costituito a nord-est da Monte Marsicano(2.245 m s.l.m.) e a sud-est da Monte Amaro (1.862 m) e Monte Petroso (2.249 m s.l.m.). Il principale corso d'acqua che attraversa il territorio comunale è costituito dal fiume Sangro che nasce alle pendici di Monte Morrone del Diavolo (1.602 m s.l.m.), in località Gioia Vecchio di Gioia dei Marsi. Il Sangro, dopo aver attraversato una zona pianeggiante detta Le Prata, entra in una gola tra il colle di Opi (1.250 m s.l.m.) e il Monte Marrone (1.354 m s.l.m.) da dove prosegue il proprio percorso lungo l'alta valle del Sangro.
Da una delle numerose sorgenti carsiche presenti nel territorio opiano nasce il torrente Fondillo, uno dei primi affluenti del fiume Sangro che dà il nome alla omonima valle. La natura accidentata dei monti boscosi ha consentito la sopravvivenza di una fauna ricca e variegata. Opi dista circa 160 km da Roma e da Napoli, 135 km da Pescara, 115 km da L'Aquila, 70 km da Frosinone e 60 da Avezzano[4].
Clima
Gode di un clima freddo in inverno e fresco d'estate. A causa dell'esposizione alle correnti umide occidentali, è uno dei centri abitati più piovosi d'Abruzzo con precipitazioni piovose e nevose che superano spesso i 1.500 mm annui. È inoltre uno dei luoghi a parità di quota con la temperatura media annuale più bassa d'Abruzzo[5][6].
Origini del nome
Tra le ipotesi etimologiche, la più suggestiva accosta il nome di Opi a Ope, antica divinità sabina che i romani assimilavano alla dea dell'abbondanza. Poco probabile l'ipotesi che lega il nome del paese a quello di "Opice", sacerdotessa del tempio romano di Vesta[7]. L'ipotesi più attendibile, però, fa derivare il nome del paese dal termine latino oppidum "castello fortificato".
Storia
Età antica
Il territorio dell'Alto Sangro fu abitato sin dal Paleolitico superiore come attestato dai ritrovamenti archeologici effettuati nella "grotta Graziani".
È probabile che i primi abitanti di questo territorio fossero gruppi di cacciatori provenienti da quote più basse, i quali raggiungevano periodicamente queste montagne alla ricerca di selce e di grosse prede. Alcune antiche necropoli testimoniano la presenza, almeno dal primo millennio a.C., di popolazioni stanziali che praticavano sia l'agricoltura che l'allevamento.
Infatti, sono numerosi i luoghi di sepoltura rinvenuti nella Val Fondillo, tutti riconducibili ad un periodo compreso tra il VI secolo a.C. e il V secolo a.C.. Con il processo di romanizzazione che seguì le guerre sannitiche ad Opi si affermò la pastorizia transumante verso l'odierna Puglia settentrionale.
Età medievale
Già dal periodo del basso impero le zone montane del Sannio sprofondarono in una fase di grande decadenza, che in seguito alla devastazione portata dalla guerra greco-gotica culminò con la fine della transumanza orizzontale su lunga distanza.
La diffusione del monachesimo benedettino contribuì a fermare il processo di spopolamento. Difatti, agli inizi dell'XI secolo i monaci del monastero di San Vincenzo al Volturno edificarono il monastero di Sant'Elia sulle pendici di Monte Marsicano. Quando nel 1017 il monastero di Sant'Elia venne affidato all'abbazia di Montecassino, l'abitato di Opi si trovava nel sito attuale sulla collina e per indicarlo comparirono le prime attestazioni del nome oppidum. Lo sperone roccioso fu scelto come luogo di fondazione del borgo poiché costituiva una sede meglio munita e più facilmente difendibile.
In epoca feudale, il controllo di Opi fu prima dei Borrello, poi dei Di Sangro, ai quali seguirono i D'Aquino, i D'Avalos e infine i D'Afflitto[8]. A trainare l'economia di questa fase storica fu la ripresa dell'industria armentizia promossa da Alfonso I di Napoli, il quale, istituendo nel 1447 la Regia dogana della Mena delle pecore di Foggia, riaprì i tratturi.
Età moderna
All'inizio del XVII secolo l'attività della pastorizia costituiva ancora l'asse portante del tessuto economico della zona. Opi, nel luglio del 1654, venne colpito da uno dei terremoti più distruttivi della sua storia che provocò insieme ad un alto numero di morti anche il crollo della maggior parte delle abitazioni. Questo evento catastrofico arrestò bruscamente quella crescita demografica in atto da quasi un secolo e di conseguenza il paese impiegò alcuni decenni per ritornare ai livelli precedenti il sisma.
Età contemporanea
Durante la seconda guerra mondiale, a soli 16 km da Opi, si assestò il fronte della linea Gustav. Successivamente, il 19 novembre del 1943, il paese subì un bombardamento ad opera dell'aviazione britannica che causò la morte di 38 sfollati di paesi limitrofi e di 11 opiani, per un totale di 49 morti. Alla fine della guerra, gli abitanti si ritrovarono in una condizione di miseria assoluta e con il declino dell'economia tradizionale l'emigrazione riprese, non soltanto verso gli Stati Uniti, ma anche verso la Svizzera, la Germania, la Francia e l'Australia. Vi fu poi un'emigrazione interna al territorio italiano, in particolar modo verso le città di Roma, di Chieti e di Avezzano. Ai danni provocati dal terremoto del 1984 la popolazione di Opi reagì mediante la ristrutturazione degli antichi edifici e la creazione di nuove strutture che migliorarono ulteriormente le capacità recettive del settore turistico.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
- Chiesa madre di Santa Maria Assunta, risalente alla metà del XII secolo;
- Chiesa di San Giovanni Battista, ex cappella privata della famiglia Rossi che la fece edificare poco dopo la metà del XVII secolo a fianco al proprio palazzo.
Architetture civili
- Nella piazza della fontana sorge l'acquedotto inaugurato il 4 ottobre 1903 e progettato dall'ingegnere Inverardi. È alimentato dalla distante Fonte di Mecca.
Siti archeologici
I rinvenimenti archeologici effettuati nella "grotta Graziani" fanno risalire al Paleolitico superiore la presenza continuativa dell'uomo in questi luoghi. Invece, per quanto riguarda gli scavi archeologici condotti all'imbocco di Val Fondillo, questi hanno riportato alla luce una necropoli composta da più di 153 tombe a inumazione, per la maggior parte disposte a circolo e quindi riproducenti i clan familiari di appartenenza. L'intero sito è stato datato intorno al VI-V sec a.C. e comprende sepolture di individui di sesso e di età differenti, morti in epoche diverse e portatori di ruoli sociali e status economici distinti. Questa necropoli presenta delle analogie con le necropoli di Colle Ciglio (Barrea) e di Alfedena. La necropoli della Val Fondillo dovette essere connessa con un centro abitato sorto nelle sue vicinanze, ma non ancora collocato da parte degli esperti. Inoltre, alcune iscrizioni funerarie di età romana sono state scoperte nei pressi della località La Masseria[10].
Aree naturali
Tradizioni e folclore
Il 23 e il 24 giugno di ogni anno si celebra la festa patronale in onore dei santi patroni del comune di Opi, san Giovanni Battista e san Vincenzo Ferreri[13]. Il 24 dicembre, nella notte di Natale, si ripete il rito del catozzə, con l'accensione di un grande falò davanti la chiesa parrocchiale[14].
Cultura
Patrimonio dell'umanità UNESCO
Nel 2017 i cinque nuclei di faggete vetuste ricadenti in una superficie di 937 ettari inclusa tra i comuni di Lecce nei Marsi (Selva Moricento), Opi (Val Fondillo e Valle Iancino), Pescasseroli (Coppo del Principe e Coppo del Morto) e Villavallelonga (Val Cervara), databili intorno ai 600 anni, sono stati riconosciuti patrimonio mondiale dell'umanità unitamente alle foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d'Europa. Si tratta del primo riconoscimento UNESCO per l'intera regione abruzzese[15][16].
Cultura
Musei
- Nella parte alta del paese si trova il museo del camoscio appenninico con annessa area faunistica del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise[17].
- Il museo dello Sci e della Montagna è ospitato nella sede del municipio, al centro del paese[18].
- Nel 2014 è stato riaperto il museo della Foresta e dell'Uomo, ospitato nei locali dell'ex segheria di Val Fondillo[19].
Arte
Nel 1929, l'incisore olandese Maurits Cornelis Escher visitò le aree interne dell'Abruzzo. Durante questo viaggio, mediante la tecnica litografica, ritrasse alcuni paesi fra i quali anche Opi. Questa litografia si intitola Opi in Abruzzo ed è conservata in Olanda[20].
Infrastrutture e trasporti
Opi è raggiungibile dalla Marsica fucense (uscita di Pescina dell'A25) e dal basso Sangro attraverso la Strada statale 83 Marsicana che attraversa il Parco nazionale d'Abruzzo da nord a sud-est toccando anche altri centri turistici quali Pescasseroli, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea e Alfedena. Accessi secondari provengono da Cocullo (A25) attraverso la Strada statale 479 Sannite passando per la Valle del Sagittario e Scanno-Passo Godi, e dal territorio laziale attraverso il valico di Forca d'Acero e l'omonima Strada Statale 509.
Sport
Sci di fondo
Opi è un centro noto per la pratica dello sci di fondo. Qualificati maestri del centro dello sci di fondo di Macchiarvana[22] assicurano la continuazione della pratica di questo sport.
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